Chi sono

Ciao e ben arrivato sul mio blog personale.

Tra le pagine di questo blog troverai gli itinerari dei viaggi che ho fatto con tanti dettagli, informazioni e cose da fare e vedere. Metterò per iscritto tutta la mia esperienza, fornendoti uno strumento super utile per organizzare il tuo prossimo viaggio. Ci sarà anche una sezione dedicata al mondo dei viaggi, con consigli e storie che sono frutto delle scoperte che ho fatto in giro per il mondo. 

Ma essendo un nomade digitale so che in molti arrivano qui perché vogliono saperne di più su questo stile di vita, così ho preparato una sezione dedicata proprio al nomadismo digitale. Come sempre, tutto quello che troverai scritto, sarà frutto della mia esperienza personale e spero che questa potrà tornarti utile per dare risposta alle tue domande o per farti intraprendere, nel migliore dei modi, una vita da digital nomad.

Ma ora ti starai chiedendo: “ma chi sei tu per dare tutti questi consigli?”

Hai ragione, ti ho detto quello che troverai sul blog ma ancora non mi sono presentato. 

Piacere di conoscerti, mi chiamo Federico Felici e sono nato a Roma nell’agosto del 1991. Si, ho superato i 30 anni e inizio ad avere un pò di barba bianca. Però dicono faccia figo quindi gli credo senza farmi domande e vado avanti!

Dal 2021 sono un nomade digitale che vive il mondo portandosi dietro il pc per lavorare. Non ho né una base fissa né un ufficio dove andare tutte le mattine a lavorare, ma mi piace pensare che tutto il mondo sia la mia casa e il mio ufficio.

Negli ultimi anni ho vissuto due mesi alle Azzorre, in Portogallo; ho chiamato casa l’isola di Fuerteventura che ha saputo rubarmi il cuore con la sua energia. Sono stato un mese a zonzo per il Marocco, ho conosciuto la popolazione berbera e mi sono tatuato il loro simbolo di “uomo libero”. 

Partendo da Roma ho raggiunto Capo Nord, in Norvegia, il punto più a nord del continente Europeo. Sono partito con la mia macchina e dopo 21 giorni di strada sono arrivato nel circolo polare artico. Questa è stata l’avventura più bella della mia vita.

Ho nuotato con le mante alle Maldive, ho pianto guardando l’aurora boreale in Islanda, ho camminato tra il lusso di Dubai e dormito nel deserto del Wadi Rum in Giordania dopo aver visitato Petra. Ho raggiunto il punto più a sud e quello più a ovest d’Europa, ho conosciuto tante persone straordinarie e fatto amicizie che porterò per sempre nella mia vita.

Potrei stoppare qua le presentazioni, in fin dei conti hai tutto quello che serve per capire se leggeremi o no. Però vorrei che questo blog fosse senza filtri, vorrei che tu ti possa fidare di me non solo per capire se quel viaggio è bello o no, ma anche perché dietro queste lettere, scritte su una pagina web, c’è una persona che, come te, ha dovuto superare molti ostacoli, ha sofferto e toccato il fondo. Si è sentita inadatta, spaesata in quella che è la società moderna e che, a differenza degli altri, gli ha tolto l’ossigeno senza però farlo cedere; perché i sogni e il desiderio di vita gli hanno permesso di rialzarsi in piedi e di iniziare la risalita. 

La mia storia; dalla prima rinascita al lockdown che mi ha cambiato la vita

Nelle prossime righe ci sarà la mia vera storia, quella più intima e segreta. Non ti consiglio di leggerla, alla fine non credo sia troppo diversa dalla tua. 

Forse…

Buio

Non è facile rivivere il nostro passato tramite i ricordi, soprattutto se ti sei tanto impegnato a far sì che questi non influenzassero il presente. A essere sincero fa anche piuttosto male, ma ti ho detto che non voglio mettere filtri, quindi mi farò forza e ti racconterò il mio recente passato.

Nel 2018 ho vissuto uno degli anni più duri della mia vita a causa di alcune situazioni che si sono venute a creare e che mi hanno portato sull’orlo della depressione. Si, ci sono mezzo cascato anche io, ma questo non mi fa sentire un cretino.

Uscire dalle relazioni sbagliate non è mai facile, soprattutto quando il destino ci mette lo zampino per rendere tutto ancora più difficile. Beffardo destino!

Ho passato due mesi rimbalzando tra cliniche, litigi, attacchi di panico, inadeguatezza e impotenza. Il futuro, quel poco che si vedeva, era nero e non c’era neanche un piccolo spiraglio di luce.

Passarono i giorni, le settimane e questo senso di malessere non trovava un muro in grado di fermarlo. Sono sempre stato una persona sorridente, amante della vita e di quello che di bello c’è al mondo, anzi, ho sempre trovato qualcosa di bello anche in ciò che all’apparenza non lo ha, come un sorriso senza denti; perché secondo me non si sorride con la bocca ma con gli occhi.

In quel periodo, invece, la bellezza non faceva più parte della mia vita. I miei occhi erano troppo impegnati a guardare a terra da non riuscire più a vedere il sole.

Arrivò poi il giorno in cui tutto si fermò, era fatta. Fù al contempo sia il giorno più brutto sia l’inizio della risalita, anche se in quel momento non lo capii. Rimasi io, solo per scelta, così da poter iniziare a pensare a me stesso.

Sentivo la necessità di partire, di allontanarmi, così presi la decisione di prenotare un volo verso una destinazione che, anche in futuro, si rivelò fondamentale nella mia vita: La Norvegia.

In quel periodo ci furono però delle persone che, inconsapevolmente, mi aiutarono tantissimo a guardare al futuro con un minimo di speranza. So che sembrerà strano ma alcuni travel blogger e scrittori, grazie al loro lavoro e alla condivisione del loro passato, riuscirono a farmi sentire meno solo. Sto parlando dei famosi Gianluca Gotto e del suo primo libro, “Le coordinate della felicità”, di Mente Nomade e di Claudio Pelizzeni. 

Probabilmente non leggeranno mai queste righe ma colgo l’occasione di ringraziarli nuovamente qui oltre ad averlo già fatto di persona.

Luce

Bergen fu la città che mi diede voglia di ripartire. Passai lì solamente due giorni, ma tra trekking, mini crociera tra i fiordi e la magia della Norvegia qualcosa in me cambiò drasticamente.

Passai il successivo anno e mezzo a viaggiare per il mondo. Tutto quello che facevo era finalizzato al potermi finanziare il prossimo viaggio. Iniziai a risparmiare anche il singolo euro, lavorai giorno e notte per acquistare più voli possibili, perché compresi che viaggiare non era una questione di soldi, ma di priorità. In quell’anno non passai più un sabato sera in pizzeria, ma in dodici mesi feci ben sette viaggi tra Europa, medio oriente e Caraibi (guadagnavo 300 € al mese).

Visitai il Libano con le sue mille contraddizioni, arrivai a 40 metri dal reattore numero 4 di Chernobyl e visitai tutta la centrale nucleare. Feci il bagno nel mar dei caraibi ad Aruba, assaporai la vera torta sacher nell’hotel di Vienna dove fù inventata e mi innamorai di Atene quando, il giorno dell’arrivo, all’uscita della metro venni accolto da un musicista che con la chitarra intonava Wonderwall degli Oasis e sullo sfondo c’era il Partenone tutto illuminato. 

Compresi che, per me, il viaggio non era più “solo un viaggio”, ma rappresentava il mio processo di cura

Ci misi quasi due anni a recuperare la giusta serenità, perché certe cicatrici, anche se smettono di sanguinare, rimangono per sempre ben visibili sulla pelle. Ad oggi ci sono dei momenti in cui certi discorsi ancora mi turbano, ma riesco ad affrontarli con consapevolezza e maturità e nove volte su dieci ne esco indenne. È già un bel traguardo!

Covid, lockdown, distruzione e ricostruzione 

Ed eccoci qui a parlare dell’evento che ha scombussolato il mondo negli ultimi anni, il covid-19. Potrei dire che andava tutto bene fino all’arrivo della pandemia ma mentirei. 

Andava tutto una merda e già da tempo stavo prendendo in considerazione di fare una nuova “pulizia” nella mia vita. All’epoca facevo l’allenatore dei portieri di calcio e tutti i giorni stavo sul prato verde, all’aria aperta, a lavorare per i ragazzi che si affidavano a me. Amavo farlo e quegli anni sono stati di grande crescita personale. 

Nel calcio dilettantistico girano però pochi soldi ed era impossibile riuscire a tirare su uno stipendio decente. Anzi, erano più le volte che le società non ti pagavano i mesi rispetto alle volte che ti rimborsavano regolarmente. Era frustrante stargli dietro, impegnarsi tanto, studiare, formarsi e poi venire trattati come un paletto per lo slalom che a fine allenamento butti nel magazzino umido.

Il lockdown poi bloccò tutto all’improvviso e lì fu l’ennesima volta che toccai il fondo prima di iniziare una risalita.

Ero rimasto con pochi spicci nel conto in banca, senza più la possibilità di andare al campo e senza la certezza di una riapertura. Era un cazzo di guaio! Passai due settimane tra la solita, antipatica, depressione e la voglia matta di partire. Cosa che ovviamente era impossibile. 

Però, tutto d’un tratto, capii che quella non poteva essere la fine del mondo, che l’umanità si è sempre adattata ed è sempre ripartita, che dopo la notte c’è sempre il giorno, che la pioggia precede sempre il sole e che non potevo stare a piangermi addosso ancora. Era solo uno spreco di tempo e di quello ne avevo in abbondanza. 

Decisi di vedere l’occasione dentro un apparente problema. Certo, non fu un periodo facile, per nessuno, ma ho sempre pensato una cosa: “o ti fai travolgere dall’onda che ti butta giù o trovi il modo di cavalcarla e di andare avanti insieme a lei”.

Non ho mai fatto surf e per il fisico da rugbista che ho è anche difficile mettersi in equilibrio su una tavola, ma la testa l’ho sempre usata bene ed è stata la mia forza nei momenti più difficili. 

Iniziai ad informarmi meglio sui nomadi digitali, quegli avventurieri tecnologici che vivevano la vita che sognavo. Così iniziai a studiare digital marketing su Google digital training e contemporaneamente aprii il mio primo blog, “Viaggio Senza Plastica” che durò circa un anno. 

Mi immersi totalmente, dalla mattina alla sera nello studio, mi formai ed investii quei pochi soldi che avevo su me stesso e sulla mia formazione. Feci lavori gratis per i primi clienti, avevo bisogno di fare esperienza e di costruire un portfolio credibile. Iniziai a lavorare come Social Media Manager e dopo circa sei mesi partii per il mio primo viaggio da nomade digitale con destinazione Azzorre. 

Guardandomi indietro vedo un me stesso molto diverso, più maturo e soprattutto più consapevole. Certo, avrei evitato volentieri di vivere quei momenti così duri, anche perché inevitabilmente qualche strascico te lo porti dietro per sempre.

Però so che sono proprio l’esperienze che facciamo che ci rendono quelli che siamo oggi e che, anche se è difficile, dobbiamo tentare di vedere, di cogliere un’occasione di crescita anche nelle situazioni più complesse e difficili. 

Grazie per essere arrivato a leggere fino a qui, so che non è stato facile. Spero che la mia storia possa esserti d’ispirazione se stai passando un momento difficile, perché se ne sono uscito io che non ho superpoteri e anzi sono una persona normalissima, so che puoi farcela benissimo anche tu. 

Ora mi conosci un pochino meglio e vorrei che questo sia solo l’inizio di un rapporto di fiducia reciproca. 

Ci sentiamo nelle altre pagine del blog o sui social network di Instagram e Facebook

Un abbraccio

Federico